Come ogni anno, molteplici sono le aree soggette alla rivalutazione annuale impartita dall’adeguamento dell’Istituto Nazionale di Statistica italiano, meglio conosciuto come Istat. Numerosi sono, infatti, i campi di applicazione della rivalutazione Istat su base annua, a partire da elementi quali assegni di mantenimento, rendite INAIL, pensioni, fino ai canoni di locazione.
Questi ultimi, più di ogni altro, pesano particolarmente sulle tasche della popolazione, poiché il numero degli affitti fissi, in Italia, è piuttosto alto e rappresensta gran parte della popolazione.
Non tutte le rivalutazioni, inoltre, sono uguali in quanto gli indici di prezzi utilizzati differiscono tra di loro per medie di prezzi, per classi di beni o di servizi in determinati archi di tempo.
Gli indici utilizzati dall’Istat sono principalmente tre e riguardano, i prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), i prezzi al consumo armonizzato per i Paesi membri dell’Unione europea (IPCA) ed i prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi (FOI).
Ciò che è importante sottolineare, però, è che, essendo i dati dell’Istat ripresi dai mezzi di informazione ed utilizzati naturalmente dai governi momentanei, l’adeguamento Istat risulta così chiaramente avere ripercussioni pratiche sulla vita quotidiana delle persone, proprio perché va ad intaccare campi importanti, come ad esempio gli affitti.
Come ben sappiamo, il canone d’affitto deve essere aggiornato annualmente prendendo in considerazione il tasso di inflazione emanato dall’Istat; una volta calcolata – in virtù del costo della vita e di altre variabili – tale cifra va addizionata al canone mensile precedentemente stabilito.
Per poter calcolare l’adeguamento istat, è necessario prima essere a conoscenza della tipologia di contratto con cui si ha a che fare, poiché le metodologie di calcolo differiscono da contratto a contratto.
In ciascun contratto di locazione, difatti, vi è una voce esplicita destinata all’adeguamento istat del canone di riferimento, da tenere in considerazione: nei contratti a canone concordato, infatti, essa è presentata come richiesta retroattiva, senza la necessità di saldare gli eventuali arretrati; per quanto riguarda, invece, i contratti liberi, l’adeguamento istat è sottoindicato come aumento automatico a carico dell’inquilino, assieme all’obbligo del pagamenti degli arretrati presenti.
Le variazioni Istat vengono, comunque, pubblicate di mese in mese nella Gazzetta Ufficiale.
Per poter calcolare la rivalutazione Istat degli affitti, è necessario – come abbiamo già accennato – essere a conoscenza del tipo di contratto che si ha davanti.
L’adeguamento Istat, infatti, viene calcolato in misura del 75% o del 100% della variazione dei prezzi al consumo, in base al tipo di contratto con cui si ha a che fare.
Chi ha stipulato un contratto a canone concordato, comunemente conosciuto come il classico 3+2, è soggetto ad un adeguamento annuale pari al 75% della rivalutazione Istat.
Per coloro i quali hanno, invece, sottoscritto un contratto di tipo libero, 4+4, la rivalutazione applicabile arrivo fino al 100%. Per quanto riguarda, le locazioni ad uso differente da quello abitativo, quali locali commerciali, l’adeguamento annuale risulta applicabile al 75%, per i contratti che non superino i 6 anni.
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