TASI è l’acronimo di Tassa sui Servizi Indivisibili. Istituita dalla Legge di Stabilità 2014, essa deve essere corrisposta dai contribuenti in cambio dei servizi comunali rivolti alla collettività, una categoria in cui rientrano ad esempio la manutenzione delle strade oppure l’illuminazione comunale o, ancora, i servizi anagrafici, di pubblica sicurezza e protezione civile.
La grande novità che è stata introdotta con questo balzello è che esso non viene pagato soltanto dai proprietari degli immobili, ma anche dagli affittuari, i quali sono chiamati a contribuire per una quota oscillante tra il 10 e il 30%.
Con la sua introduzione, però, in molti si sono trovati spiazzati, in particolare coloro che sono possessori di due abitazioni. Dal 2016, infatti, la TASI sulla prima casa non si paga. Inoltre nei casi in cui deve essere corrisposta, il suo calcolo deve essere fatto insieme a quello relativo all’IMU, in quanto il loro concorso va a formare l’IUC (Imposta Unica Comunale).
La regola generale che ispira questa tassa è che messe insieme, IMU e TASI non possono superare una aliquota massima posta al 10,6 per mille. Inoltre, nel caso in cui il comune abbia elevato al massimo l’IMU, la TASI non deve essere corrisposta.
Nel caso in cui la seconda casa sia stata affittata, la ripartizione della tassa deve andare a ricadere per il 90% sul proprietario, per il rimanente 10% sull’inquilino. A meno che il consiglio comunale non deliberi in maniera diversa, ad esempio portando la quota spettante all’affittuario al 30%. Per capire quale sia la quota stabilita dal proprio comune di residenza basta collegarsi al sito Internet dell’ente, oppure recarsi presso l’ufficio preposto.
Va anche ricordato come i comuni abbiano poteri discrezionali sulla materia, quindi occorre sempre far riferimento al comune in cui è ubicata l’abitazione, avendo cura di informarsi se da un anno all’altro essa non sia stata oggetto di modifica.
Può anche accadere, però, che la seconda casa sia sfitta. In effetti lungo la penisola sono milioni le abitazioni che non hanno più trovato un affittuario e questo può creare una certa incertezza nei proprietari. Anche in questo caso occorre informarsi sulla politica adottata dal comune in cui è ubicata l’abitazione: ove essa non sia stata esentata dal pagamento, occorre capire qual è l’aliquota che occorre versare per regolarizzare la propria posizione.
Cosa accade nel caso l’inquilino o il proprietario non provvedano a pagare la loro parte di TASI? In pratica ognuna delle due parti è responsabile solo per il proprio comportamento: se ad esempio l’inquilino non paga la sua parte, l’ente locale non può rivalersi sul proprietario dell’immobile.
Il discorso cambia invece nel caso delle case detenute in comproprietà, per le quali vale il principio della responsabilità solidale: nel caso in cui uno dei proprietari non versi la sua quota di TASI, il comune può senz’altro rivalersi sull’altro o sugli altri proprietari, esigendo da loro il pagamento di quanto dovuto.
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