
Il bonus nido: da sostegno alle famiglie a problema imprevisto(www.casalive.it)
Un’ondata di preoccupazione ha investito molte famiglie, a causa delle recenti richieste di restituzione del bonus nido.
L’ente previdenziale ha notificato avvisi di recupero somme che, in diversi casi, superano i 10.000 euro da versare entro 30 giorni, creando un clima di forte disagio economico e sociale tra i nuclei familiari coinvolti.
Il bonus nido è stato introdotto con la legge n. 232 del 2016 (art. 1, comma 355) come una misura di sostegno economico destinata ad alleggerire il peso delle spese per la prima infanzia. Il contributo può essere richiesto per coprire i costi dell’iscrizione a servizi per l’infanzia, sia pubblici che privati autorizzati, o per l’assistenza domiciliare in presenza di gravi patologie croniche nei bambini fino a tre anni di età. L’obiettivo primario di questa agevolazione è incentivare la natalità e supportare l’occupazione femminile, spesso penalizzata dalla carenza di servizi dedicati ai più piccoli.
Per l’anno 2025, il bonus nido prevede importi diversificati a seconda della data di nascita del bambino e del valore ISEE del nucleo familiare:
- Per i bimbi nati dal 1° gennaio 2024:
- fino a 3.600 euro annui (erogati in 11 rate) con ISEE non superiore a 40.000 euro;
- fino a 1.500 euro in assenza di ISEE o con ISEE superiore al limite.
- Per i nati prima del 1° gennaio 2024:
- 3.000 euro per ISEE fino a 25.000,99 euro;
- 2.500 euro per ISEE tra 25.001 e 40.000 euro;
- 1.500 euro in assenza di ISEE o oltre la soglia.
Il versamento mensile avviene solo previa presentazione delle ricevute comprovanti il pagamento delle rette presso le strutture o per l’assistenza domiciliare.
Le richieste di restituzione INPS: motivazioni e conseguenze
Nonostante molte famiglie coinvolte affermino di aver rispettato correttamente tutte le procedure amministrative, l’INPS ha contestato quella che definisce un’“indebita percezione” del bonus. Le verifiche successive all’erogazione hanno evidenziato, secondo l’istituto, irregolarità nella documentazione o nella natura delle strutture utilizzate per l’assistenza all’infanzia.
In particolare, l’ente previdenziale ha focalizzato l’attenzione su casi di frequenza a asili non riconosciuti ufficialmente o non convenzionati con il sistema pubblico, oltre a ricevute non conformi ai requisiti stabiliti. Questo rigido sistema di controlli postumi ha trasformato per molti beneficiari un sostegno prezioso in una fonte di stress e ansia, aggravando la già delicata situazione economica di numerose famiglie.

Il comune di Altavilla Silentina è al centro di questa controversia, con decine di nuclei familiari costretti a fronteggiare richieste di rimborso di importi elevati e con scadenze molto ravvicinate. In risposta, si sta valutando l’avvio di una azione legale collettiva contro l’INPS, basata sul principio della buona fede amministrativa, poiché le famiglie sostengono di aver seguito scrupolosamente tutte le procedure previste.
Il clima di incertezza è alimentato dall’assenza di un pronunciamento ufficiale dell’ente previdenziale, che lascia le famiglie in una situazione di disorientamento e preoccupazione. Tra le richieste avanzate dai cittadini coinvolti vi è una moratoria immediata sulle richieste di restituzione e l’istituzione di un tavolo tecnico-giuridico che possa valutare caso per caso, garantendo soluzioni ragionevoli e tutelando i diritti dei beneficiari.
Il rischio è che quanto accaduto nel salernitano diventi un precedente pericoloso a livello nazionale, con un possibile effetto domino che potrebbe incrinare ulteriormente il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni preposte alla gestione del welfare.
La vicenda legata al bonus nido ha acceso un dibattito non solo economico ma anche sociale, con molte famiglie che ora si trovano a dover fare i conti con richieste di restituzione improvvise, in un contesto che già presenta sfide significative per il sostegno alle giovani coppie e alle famiglie con bambini piccoli.
L’INPS, da parte sua, continua a ribadire l’importanza dei controlli per garantire la correttezza nell’erogazione delle prestazioni sociali, ma è attesa una maggiore chiarezza e un confronto aperto con i cittadini per evitare che misure di supporto si trasformino in un ostacolo al diritto di assistenza.