
Controlli dell'INPS su questi assegni pensionistici: chi rischia davvero - Casalive.it
Partono i controlli a tappeto sugli assegni pensionistici di quest’anno: cosa cerca l’INPS e chi deve preoccuparsi davvero.
L’INPS avvia una campagna di verifiche approfondite sugli assegni pensionistici con un focus particolare sull’anno 2021, un periodo ormai lontano ma cruciale per la regolarità delle prestazioni.
Questa iniziativa si inserisce in un più ampio piano di innovazione digitale dell’Istituto, che punta a semplificare la burocrazia e migliorare la gestione del welfare tramite l’adozione dell’intelligenza artificiale.
Intelligenza artificiale e welfare predittivo: la nuova frontiera dell’INPS
L’INPS si sta trasformando in un ente sempre più tecnologico e orientato al futuro. Come annunciato da Gabriele Fava, presidente dell’Istituto, durante la presentazione del Rapporto Annuale 2024, l’intelligenza artificiale è stata adottata come infrastruttura strategica. Questo strumento innovativo è destinato a supportare un welfare attivo, inclusivo e predittivo, capace di gestire in modo efficace le transizioni sociali e lavorative. Il 2024 è stato un anno di grandi progressi per l’INPS, che ha lavorato per migliorare i servizi offerti ai cittadini nonostante le molteplici complessità del contesto operativo. L’istituto, pur guardando al futuro, non trascura attività di verifica e controllo su posizioni pregresse, come testimonia l’attuale operazione sui pensionati relativi all’anno 2021.
L’INPS ha focalizzato la sua attenzione su quei pensionati che non hanno certificato i redditi personali relativi all’anno 2021. La legge impone infatti l’obbligo di comunicare annualmente all’Istituto i redditi che possono influire sull’importo della pensione, condizione essenziale per la corretta erogazione delle prestazioni. Un caso emblematico è quello della cosiddetta “quattordicesima”, un bonus erogato anticipatamente nei mesi di luglio o dicembre, ma che viene riconosciuto definitivamente solo dopo la verifica basata su dati fiscali certi. Allo stesso modo, l’integrazione al minimo di legge è vincolata a limiti reddituali specifici che cambiano ogni anno e devono essere continuamente aggiornati.

Per i pensionati che non hanno adempiuto a questa dichiarazione nel 2021, l’INPS ha previsto una ritenuta del 5% sulla rata di luglio 2025, misura che si estenderà anche alle mensilità di agosto e settembre. Questo provvedimento ha una duplice funzione: sollecitare l’invio della documentazione mancante entro il 19 settembre 2025 e, in caso di mancato riscontro entro 60 giorni dagli avvisi, procedere alla revoca definitiva della pensione. Per evitare la revoca e tutelare i diritti dei pensionati coinvolti, l’INPS ha introdotto una specifica procedura chiamata domanda di ricostituzione reddituale.
Questa modalità consente ai beneficiari, con il supporto anche dei patronati, di regolarizzare la propria posizione fornendo la documentazione necessaria e permettendo così il ripristino delle prestazioni pensionistiche. L’ente ha assegnato a questa attività la massima priorità tra le operazioni correnti, dimostrando la volontà di coniugare rigore amministrativo e attenzione alle esigenze dei cittadini. La campagna di verifiche rappresenta quindi un esempio di come l’INPS stia utilizzando l’innovazione e la tecnologia per migliorare la qualità del servizio e garantire una gestione più equa e trasparente delle risorse pubbliche.