Come ben sappiamo, al giorno d’oggi l’acqua è sempre meno. Risulta quindi necessario sensibilizzare quanto più possibile il risparmio della risorsa. Oggi non possiamo più dire che l’acqua completa il suo ciclo naturale perché viene ostacolata da molti fattori (ad esempio l’inquinamento delle fonti della risorsa e l’utilizzo inappropiato).
I cambiamenti climatici, l’urbanizzazione, la globalizzazione, l’incremento dei consumi energetici e i costi legati all’energia hanno avuto enormi ripercussioni sul panorama idrico e hanno causato diversi problemi legati a questa risorsa.
Le città hanno perciò cominciato ad affrontare le nuove sfide legate all’acqua; la soluzione dei problemi idrici può infatti essere parte integrante di un disegno urbano consapevole che contribuisca anche alla sostenibilità delle aree urbane.
Ci sono svariati metodi per ovviare al problema, uno di questi è sicuramente il riciclo dell’acqua piovana.
Questa non è una pratica nuova, infatti i nostri nonni sanno bene che in quasi tutte le case era presente un sistema di raccolta dell’acqua piovana ed era fondamentale per garantire approvvigionamenti diretti e gratuiti alle abitazioni.
A questo proposito, sistemi idrici decentrati, pratiche di raccolta dell’acqua piovana, costruzione di cisterne e serbatoi di stoccaggio per raccogliere e conservare l’acqua sono soluzioni attuate in molte parti del mondo.
La maggior parte dell’acqua prelevata (circa l’84%) proviene da fonti sotterranee e un terzo di tutta l’acqua utilizzata è sottoposta ad un trattamento di potabilizzazione.
Le risorse idriche principali, in ambito urbano, sono falde, bacini, fiumi e laghi mentre le acque piovane sono praticamente dimenticate.
L’approccio a questa risorsa non è quasi mai positivo, in quanto solitamente nei piani urbani l’acqua piovana è vista come un nemico da eliminare, infatti quasi tutti comuni cercano di progettare un buon sistema di canali di scolo nelle città per allontanare il più possibile l’acqua, senza pensare a raccoglierla.
Una pratica che combatte gli sprechi e che può essere utile per evitare di dover desalinizzare l’acqua del mare in caso di carenze.
Un sistema di raccolta delle acque piovane è composto da 3 componenti principali: una superficie di raccolta, un sistema che convoglia e trasporta l’acqua ad un condotto di drenaggio, un impianto vero e proprio di stoccaggio e trattamento.
In molti casi, nelle applicazioni domestiche si ricorre al tetto come superficie captante e i canali di gronda come sistemi di convoglio verso l’impianto di raccolta dell’acqua piovana.
Quindi, ricapitolando, l’acqua viene captata da una superficie più o meno estesa e più o meno angolata, viene filtrata una prima volta in modo grossolano attraverso delle tubature che la portano verso un primo serbatoio o cisterna di raccolta; successivamente, prima di essere prelevata, è necessario attendere che si crei il fondo di sporcizia sul serbatoio.
Dal serbatoio una pompa con centralina porterà l’acqua alle tubature.
Il sistema è semplice ma chiaramente ha bisogno di manutenzione e deve essere ben distinto dalla rete dell’acqua non potabile.
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