Normative

Certificazione energetica, cosa c’è da sapere

Nel corso degli ultimi tempi, capita spesso di sentir parlare di certificazione energetica: ebbene, si tratta di un attestato, il cui acronimo è Ace, che va proprio a garantire come un immobile sia stato inserito in una specifica classe di consumo.

Con il passare del tempo, la questione ambientale si fa sempre più sentire, non solamente a livello normativo, ma anche dal punto di vista collettivo. Si cerca di ridurre il più possibile i consumi di energia, laddove è necessario e fattibile chiaramente, e anche la costruzione di nuovi complessi abitativi avviene proprio rispettando questa priorità.

La verifica dei consumi da parte di un’abitazione, infatti, è ormai diventata una prassi particolarmente diffusa. Al giorno d’oggi, il certificatore rappresenta il solo tecnico che può vantare l’abilitazione, in base a quanto previsto dalla legge, per poter effettuare la compilazione e l’inserimento di tutti i dati all’interno dell’Ace, ovvero l’Attestato di certificazione energetica.

Quest’ultimo, quindi, non è altro che il documento guida che va a garantire proprio che un determinato immobile ha una certa classe di consumo, come si può notare sul portale Certificazioneenergeticafacile.it.

L’obiettivo del certificatore è quello di verificare i consumi effettivi di case o complessi: una misurazione che viene portata a termine prendendo spunto da tutti quei dati che si possono rilevare dai vari impianti di climatizzazione e che producono acqua calda per i sanitari che sono stati installati all’interno dell’edificio.

Tutti questi parametri sono, in seguito, oggetto di un’apposita rielaborazione e di registrazione nell’Ace. In questo documento, tra le altre cose, è presente pure l’indice di prestazione energetica, meglio conosciuto anche come Ipe.

Cosa cambia tra una diagnosi e una certificazione

Un certificatore deve inevitabilmente andare a compilare ogni dato richiesto all’interno dell’attestato di certificazione energetica, dopo aver ovviamente verificato una serie di parametri che servono per la misurazione di quelli che sono i consumi reali che caratterizzano un’abitazione.

Ebbene, si tratta di compiti che non dovrebbero mai essere posti sul medesimo piano di quelli che servono per effettuare una diagnosi energetica. Quest’ultimo documento deve essere redatto prima di compilare l’Ace e tale impegno viene portato a termine da parte di un tecnico, che in alcuni casi può anche non essere un vero e proprio certificatore.

La diagnosi energetica si caratterizza per corrispondere a un’analisi, completa in ogni aspetto, in relazione ai consumi. Di conseguenza, prevede di misurare e indicare una serie di parametri che si riferiscono sia alla coibentazione che alla dispersione di calore all’interno dell’abitazione.

Quindi, l’Ace e la diagnosi energetica sono due cose diverse e lo si può notare anche al costo. La diagnosi energetica prevede un esborso tra 500 e 7 mila euro, mentre il rilascio dell’Attestato di Certificazione Energetica ha un costo intorno ai 300 euro in media.

La scelta del certificatore

Nel momento in cui è arrivato il momento di scegliere a quale certificatore affidarsi, uno dei suggerimenti migliori da seguire è quello di fare riferimento ai registri che sono stati istituiti presso le Regioni o le Province autonome, nel caso in cui chiaramente siano stati stilati da quella di riferimento.

Si tratta di elenchi, infatti, che non devono essere redatti in maniera obbligatoria. Nel caso in cui non fossero presenti nella Regione in cui si abita, allora si può sempre chiamare direttamente gli Ordini professionali per avere un’indicazione più specifica in tal senso.

Si può chiedere un consiglio anche al proprio notaio o a dei tecnici che di solito seguono le pratiche in ambito edile.

Per evitare di affidarsi ad aziende che fingono esperienza, ma poi all’atto pratico non ne hanno, si può anche consultare la banca dati legata all’ente nazionale di accreditamento italiano, ovvero Accredia, che dispone di un’apposita sezione.

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Nando Gravino

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