
Assorbenti, rilevate sostanze tossiche in questi modelli - casalive.it
Uno studio rileva la presenza di metalli pesanti nei prodotti per il ciclo mestruale. Scopri cosa sappiamo finora, quali rischi potenziali comportano per la salute e cosa consigliano gli esperti.
Ogni persona con ciclo mestruale utilizza migliaia di prodotti nel corso della propria vita, dai tamponi agli assorbenti fino a salvaslip e coppette. Secondo gli esperti, si parla di circa 11.000 unità impiegate durante l’intera età fertile. Di fronte a questi numeri, cresce l’interesse per la sicurezza chimica di questi articoli, sempre più al centro di ricerche scientifiche. Alcuni studi hanno evidenziato la possibile presenza di metalli pesanti e sostanze chimiche nei prodotti per il ciclo, sollevando preoccupazioni sul loro potenziale impatto sulla salute.
Uno degli aspetti più delicati riguarda il contatto diretto che questi prodotti hanno con le mucose vaginali, un’area del corpo altamente permeabile e più sensibile rispetto ad altre superfici cutanee. Recenti indagini hanno trovato tracce di arsenico, piombo, ftalati, PFAS e composti organici volatili in tamponi, assorbenti e mutandine assorbenti. Sebbene le quantità rilevate siano basse, non esiste attualmente un livello considerato del tutto sicuro per l’esposizione al piombo, secondo l’Agenzia per la Protezione Ambientale statunitense. L’attenzione dunque resta alta, soprattutto in assenza di studi conclusivi sulla reale capacità di queste sostanze di essere assorbite attraverso la mucosa e di entrare nel flusso sanguigno.
Il rischio invisibile nei prodotti igienici femminili
Una recente ricerca condotta negli Stati Uniti e in Europa ha analizzato 30 campioni di assorbenti provenienti da diverse marche, rilevando livelli significativi di metalli tossici. I risultati hanno indicato concentrazioni medie di 100 nanogrammi per grammo di piombo e 2 nanogrammi per grammo di arsenico. È interessante notare come i prodotti definiti “organici” contenessero più arsenico, mentre quelli tradizionali mostravano concentrazioni più alte di piombo. Entrambe le sostanze, anche se presenti naturalmente in suolo e acqua, possono essere assorbite dalle piante da cui si ricavano le fibre come cotone e rayon, principali componenti di questi prodotti.

Gli esperti di salute ambientale sottolineano che il problema non si limita solo ai metalli. Sostanze come i PFAS, noti anche come “sostanze chimiche eterne” per la loro capacità di persistere a lungo nell’ambiente, sono state rilevate in percentuali preoccupanti. I dati di uno studio del 2022 mostrano che quasi la metà dei salvaslip e degli assorbenti igienici testati conteneva PFAS, così come il 22% dei tamponi e addirittura il 65% della biancheria intima assorbente. Queste sostanze sono collegate a alterazioni ormonali, problemi riproduttivi, ridotta fertilità, sviluppo precoce del ciclo nelle adolescenti e aumento del rischio di tumori.
Cosa dicono gli esperti sulla sicurezza e su come proteggersi
La FDA statunitense, che regola i prodotti mestruali come dispositivi medici, ha comunicato di voler esaminare attentamente i dati emersi e di essere pronta ad agire per tutelare la salute dei consumatori. Al tempo stesso, molte voci nel mondo scientifico invitano alla prudenza senza panico. Le sostanze individuate devono essere ulteriormente studiate per comprenderne l’assorbimento reale attraverso il tratto vaginale e il loro potenziale impatto sistemico.
In attesa di ulteriori ricerche, diversi specialisti consigliano alcune pratiche di prevenzione: cambiare frequentemente i tamponi, usare il livello di assorbenza più basso possibile, evitare di utilizzarli per più di otto ore e prestare attenzione a eventuali sintomi inaspettati come dolore, fastidi, irritazioni o perdite insolite. Lavarsi accuratamente le mani prima e dopo ogni utilizzo è un altro accorgimento semplice ma utile per ridurre i rischi infettivi.
È fondamentale che le persone siano informate sui possibili contaminanti presenti nei prodotti per l’igiene intima, ma anche che la comunità scientifica possa approfondire il tema con studi di lunga durata e su larga scala. La presenza di sostanze chimiche nei tamponi non implica automaticamente un rischio concreto per la salute, ma rappresenta una zona grigia che merita attenzione e trasparenza da parte dei produttori.
La consapevolezza resta lo strumento più potente nelle mani dei consumatori. Saper leggere le etichette, informarsi sulle certificazioni di sicurezza e monitorare le ricerche in corso può aiutare a fare scelte più serene e responsabili per il proprio corpo. In attesa di normative più stringenti, è questo il miglior modo per proteggere la propria salute riproduttiva.