
Controlli Fisco (www.casalive.it)
Nel complesso rapporto tra contribuente e Fisco, il conto corrente rappresenta la storia economica di ogni individuo o impresa.
La Banca d’Italia e le più recenti sentenze giurisprudenziali hanno evidenziato alcune tipologie di operazioni particolarmente attenzionate dagli enti di controllo, soprattutto nell’ambito della normativa antiriciclaggio e degli accertamenti fiscali. Non si tratta di un’analisi volta solamente a chi sposta grandi somme, ma di un sistema sofisticato che valuta se le transazioni risultano congrue rispetto all’attività lavorativa, al patrimonio e allo stile di vita del cliente.
Versamenti e prelievi in contanti anomali
Il contante resta il principale campanello d’allarme. Non è solo il singolo versamento superiore a 10.000 euro a destare sospetti — in quanto per legge tale importo costituisce un “elemento di sospetto” e quasi sempre determina una segnalazione — ma anche i comportamenti ricorrenti, come:
- molteplici piccoli versamenti o prelievi nell’arco di pochi giorni, una tecnica nota come “smurfing” (ad esempio cinque versamenti da 2.000 euro in una settimana);
- uso frequente di banconote di grosso taglio per importi sopra i 2.500 euro;
- movimentazioni di contanti frequenti anche per importi inferiori, se non giustificate da motivazioni commerciali plausibili.
Un caso recente ha visto il Fisco contestare un versamento di 25.000 euro in contanti perché il contribuente non ha fornito prove sulla legittima provenienza di quei fondi.
Operazioni sproporzionate rispetto al profilo economico
Il principio cardine che guida i controlli è la coerenza tra l’operatività bancaria e il profilo economico del contribuente. Tra le situazioni più comuni di anomalia figurano:
- un lavoratore dipendente con stipendio mensile di 1.500 euro che effettua bonifici per decine di migliaia di euro;
- una piccola impresa con fatturato modesto che realizza investimenti finanziari ingenti;
- un nucleo familiare registrato come “consumatore” che presenta operazioni tipiche di un’attività imprenditoriale.
Le banche hanno l’obbligo di conoscere il proprio cliente e valutare se le operazioni sono compatibili con la sua reale situazione economica: ciò significa che un’operazione normale per un imprenditore con elevati volumi di affari può risultare sospetta se effettuata da una persona con redditi modesti.
Giroconti e conti di transito senza giustificazione
Movimentare somme di denaro tra conti intestati alla stessa persona o a società collegate può destare sospetti se non supportato da una logica economica chiara. I segnali di allarme includono:
- giroconti ingiustificati tra conti correnti diversi, sia in Italia che all’estero, soprattutto se ripetuti e di importi rilevanti;
- utilizzo di conti di transito che mostrano movimenti di denaro in entrata e in uscita quasi immediati, con saldo vicino allo zero, suggerendo un uso esclusivo per spostare o “lavare” fondi;
- flussi circolari di denaro tra società riconducibili al medesimo gruppo o persona, considerati indici forti di irregolarità.

Transazioni con Paesi a rischio o paradisi fiscali
Le operazioni con Paesi a fiscalità privilegiata o a rischio di riciclaggio sono sottoposte a un controllo ancora più stringente. Grazie allo scambio automatico di informazioni internazionali, il Fisco può individuare conti esteri non dichiarati e contestare le movimentazioni non giustificate inserite nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.
Utilizzo di assegni e contanti con importi “a cifra tonda”
La Corte di Cassazione ha evidenziato come un indicatore di anomalia sia l’uso frequente di assegni o contanti per importi arrotondati (ad esempio 10.000, 50.000 o 100.000 euro). Le transazioni commerciali normalmente presentano importi con cifre decimali o non tonde, quindi importi tondi possono suggerire che l’operazione non sia supportata da una fattura o da una giustificazione contabile.
Acquisti di beni di lusso o immobili con modalità sospette
L’acquisto di beni di alto valore come automobili di lusso, imbarcazioni, gioielli o immobili con pagamenti in contanti o con modalità non convenzionali è considerato sospetto e quasi sempre segnalato. In tali casi, spetta al contribuente dimostrare con documentazione probante che le somme utilizzate sono state effettivamente destinate all’acquisto dichiarato.